[90] 'Non animadvertunt', inquit, 'omnia di, ne reges quidem.' Quid est simile? Reges enim, si scientes praetermittunt, magna culpa est; at deo ne excusatio quidem est inscientiae. Quem vos praeclare defenditis, cum dicitis eam vim deorum esse, ut, etiamsi quis morte poenas sceleris effugerit, expetantur eae poenae a liberis, a nepotibus, a posteris. O miram aequitatem deorum! Ferretne civitas ulla latorem istius modi legis, ut condemnaretur filius aut nepos, si pater aut avus deliquisset? 'Quinam Tantalidarum internecioni modus paretur aut quaenam umquam ob mortem Myrtili poenis luendis dabitur satias supplici?'
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90. Si obietter? che gli d?i, come i re, non possono accorgersi di tutto. Ma che razza di paragone ? questo? Se un
re sbaglia consapevolmente ? gravemente in colpa;
ma un dio non ha neppure la scusa dell'ignoranza. Voi per? ne imbastite una bella difesa ed affermate che la
potenza divina ? tale che, se qualcuno riesce con la morte ad evitare la punizione del suo delitto, lo sconteranno i figli, i
nipoti, i posteri. Bella giustizia davvero ? quella degli d?i! Sopporterebbe uno Stato l'autore di una siffatta legge in forza
della quale il figlio o il nipote venissero puniti per un delitto commesso dal padre o dal nonno?
? Come por fine alla reciproca strage dei dis cendenti di Tantalo? Come saziare il desiderio di vendetta per la
morte di Mirtilo ?.
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